Il castello apparteneva ad un tale Ugo di Maltalone ma che
poi passò sotto la Signoria dei che lo tennero perdendolo solo per brevi
tempi, fino a quando il Pontefice Pio II° ( spogliò Sigismondo Pandolfo
Malatesta di tutti i suoi feudi, investendo del Vicariato di Montebello i
coll'annuo censo di una targa d'argento del peso di otto once. Nell'anno 1471
Roberto figlio di Pandolfo Malatesta dopo fiero assedio lo riprese, ma breve fu
il suo possesso, poiché il Pontefice Innocenzo VIII° concesse nuovamente in
Feudo Montebello con altri Castelli, a Giovan Franceso di Bagno e cioè in
benemerenza dei servigi prestati alla Chiesa sotto il pontificato di Sisto IV°.
Un tragico episodio di quelle feroci lotte si ha poco tempo dopo detta
investitura, quando un Guido Guerra di Bagno, figlio di Gian Francesco, preso
in una imboscata, nel 13 novembre del 1495 viene fatto decapitare da
Pandolfaccio Malatesta di cui era stato alleato e condottiero. Da allora
ilCastello di Montebello, tolto un breve tempo in cui l'ebbero i Caraffa,
rimase ai Di Bagno che tuttora lo tengono. Caduta la potenza feudale la
fortezza fu alquanto trascurata. Nel 1859, vi alloggiarono un centinaio di
Garibaldini condotti dal Colonnello Eugenio Valzania di Cesena poi sostituiti
da una compagnia di Piemontesi a guardia del confine delle Marche ancora sotto
il governo Pontificio. Infine, venne quasi l'abbandono; allora fu talvolta
sicuro asilo di banditi, talaltra di falsari a suo tempo scoperti.
La leggenda popolare vi intesse intorno
il suo mondo di spiriti e di folletti, tanto che, nella notte per chi vi si
attarda, sente salire dai trabocchetti rumori strani, tonfi e vagiti paurosi di
anime chiedenti pace. Anche qui, per la ricerca del consueto introvabile
tesoro, non vi fu angolo, muro parete, sotterraneo che non fosse tastato,
smosso, forato. Fra le tante si narra di una comitiva che una notte, datasi
convegno, fece degli scandagli nel trabocchetto. Dopo ore di lavoro avvertirono
sotto il piccone un suono cupo; procedettero con cautela ed ecco scoprirsi un
volto a foglia di mattone. Lì certamente deve esserci il ripostiglio; prima di
aprire la breccia, si fa approssimare il prete, che era del novero, dovendo
esso con scongiuri propiziare gli spiriti buoni e scacciare i maligni onde il
tesoro non venisse involato ai cercatori; fatto questo, non senza una grande
trepidazione in tutti, viene spezzato il volto e in cambio del tesoro vi appare
sepolto un guerriero con una spada al fianco, che al contatto d'aria svanì
quasi d'un tratto.
grazie
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