venerdì 3 agosto 2012

mistero azzurrina castello di rimini




Il castello apparteneva ad un tale Ugo di Maltalone ma che poi passò sotto la Signoria dei  che lo tennero perdendolo solo per brevi tempi, fino a quando il Pontefice Pio II° ( spogliò Sigismondo Pandolfo Malatesta di tutti i suoi feudi, investendo del Vicariato di Montebello i coll'annuo censo di una targa d'argento del peso di otto once. Nell'anno 1471 Roberto figlio di Pandolfo Malatesta dopo fiero assedio lo riprese, ma breve fu il suo possesso, poiché il Pontefice Innocenzo VIII° concesse nuovamente in Feudo Montebello con altri Castelli, a Giovan Franceso di Bagno e cioè in benemerenza dei servigi prestati alla Chiesa sotto il pontificato di Sisto IV°. Un tragico episodio di quelle feroci lotte si ha poco tempo dopo detta investitura, quando un Guido Guerra di Bagno, figlio di Gian Francesco, preso in una imboscata, nel 13 novembre del 1495 viene fatto decapitare da Pandolfaccio Malatesta di cui era stato alleato e condottiero. Da allora ilCastello di Montebello, tolto un breve tempo in cui l'ebbero i Caraffa, rimase ai Di Bagno che tuttora lo tengono. Caduta la potenza feudale la fortezza fu alquanto trascurata. Nel 1859, vi alloggiarono un centinaio di Garibaldini condotti dal Colonnello Eugenio Valzania di Cesena poi sostituiti da una compagnia di Piemontesi a guardia del confine delle Marche ancora sotto il governo Pontificio. Infine, venne quasi l'abbandono; allora fu talvolta sicuro asilo di banditi, talaltra di falsari a suo tempo scoperti.
La leggenda popolare vi intesse intorno il suo mondo di spiriti e di folletti, tanto che, nella notte per chi vi si attarda, sente salire dai trabocchetti rumori strani, tonfi e vagiti paurosi di anime chiedenti pace. Anche qui, per la ricerca del consueto introvabile tesoro, non vi fu angolo, muro parete, sotterraneo che non fosse tastato, smosso, forato. Fra le tante si narra di una comitiva che una notte, datasi convegno, fece degli scandagli nel trabocchetto. Dopo ore di lavoro avvertirono sotto il piccone un suono cupo; procedettero con cautela ed ecco scoprirsi un volto a foglia di mattone. Lì certamente deve esserci il ripostiglio; prima di aprire la breccia, si fa approssimare il prete, che era del novero, dovendo esso con scongiuri propiziare gli spiriti buoni e scacciare i maligni onde il tesoro non venisse involato ai cercatori; fatto questo, non senza una grande trepidazione in tutti, viene spezzato il volto e in cambio del tesoro vi appare sepolto un guerriero con una spada al fianco, che al contatto d'aria svanì quasi d'un tratto.




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